L’antico piccolo vigneto di famiglia aveva caratteristiche comuni a quasi tutte le realtà locali ed era formato da uve di diverse tipologie. Trebbiano, Pallagrello Bianco, Malvasia, Pallagrello Rosso, Sangiovese, Barbera del Sannio, Montepulciano. Con la ristrutturazione del primo appezzamento di 4000 mq posto in pianura a 150 metri, caratterizzato da un fondo estremamente sassoso, ho deciso di puntare sulle uve bianche dalle quali avevo avuto i migliori risultati e che corrispondono anche ai miei vini bianchi preferiti a base di Trebbiano e Malvasia: uve sempre presenti nei vigneti di questo spicchio di Campania, ma poco valorizzate rispetto ad altre varietà considerate più propriamente autoctone e rappresentative del territorio.
Nell’area del Medio Volturno, per esempio, interi vigneti di queste uve sono state spiantate per lasciare il campo al Pallagrello Bianco e Rosso. In controtendenza ho ripiantato dunque Trebbiano e Malvasia istriana, seguendo il filo del mio gusto personale. In un secondo appezzamento di 9000 mq posto a 300 metri d’altezza ho continuato a puntare su Trebbiano e Malvasia affianco ad un vigneto misto di oltre 40 anni. L’uva di Trebbiano utilizzata per il vino Storico proviene invece solo da vigneti molto vecchi della stessa area, prima che questi vengano espiantati dai proprietari perché ritenuti “poco produttivi“. Avremo vini molto differenti tra loro a seconda del terroir di provenienza delle uve e a dispetto di identiche pratiche di vinificazione. Tutte le uve utilizzate vengono trattate con procedimenti biologici e naturali.